L’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (I.D.S.C.) della Diocesi di Faenza – Modigliana è stato costituito con decreto del Vescovo di Faenza Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi in data 21.02.1987, in attuazione dell’art. 21 della Legge 20.05.1985 n. 222 recante le norme sugli enti e beni ecclesiastici approvate dalla Santa Sede e dal Governo italiano con protocollo del 15.11.1984, e gli è stato conferita la qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto con decreto del Ministero dell’Interno del 23.04.1987 (G.U. 08.05.1987).

Lo scopo degli I.D.S.C. è quello di assicurare un dignitoso contributo economico al mantenimento di tutti i sacerdoti che svolgono un servizio pastorale all’interno di una Diocesi.
Il loro compito è quello di amministrare il patrimonio pervenuto dagli ex benefici, in forma razionale e moderna, provvedendo, con il reddito di questo ad integrare le remunerazioni che i sacerdoti ricevono dalle Parrocchie e dagli altri Enti ecclesiastici presso i quali svolgono il loro servizio pastorale nel caso in cui tale remunerazione non raggiunga il “tetto” stabilito.

Prima della costituzione degli I.D.S.C. per garantire delle fonti di reddito alla maggior parte dei vescovi e dei parroci esisteva un meccanismo molto complesso; infatti al loro “ufficio pastorale” erano legati dei benefici (terreni, case, etc.) che davano dei redditi, e se questi redditi non erano sufficienti, lo Stato integrava con la c.d. “congrua”, che veniva versata in parziale risarcimento dei beni ecclesiastici incamerati durante il periodo risorgimentale.

Nel 1929 il Concordato Lateranense tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica non aveva fatto altro, a grandi linee, che confermare questo sistema.
Con il Concilio Vaticano II (1962-1965) intervengono importanti cambiamenti di mentalità e di sensibilità sai nella Chiesa che nella Società civile, tali da portare, nel 1984, alla firma degli Accordi di revisione del Concordato.

La riforma avviata nel 1984 ha messo ordine nelle complessa realtà delle risorse della Chiesa; i vecchi benefici di ogni Diocesi sono stati trasferiti agli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero (I.D.S.C.) che li amministra e ne destina il reddito al mantenimento economico dei sacerdoti;
gli utili di gestione degli I.D.S.C. ogni anno sono versati per il 95% all’Istituto Centrale e per il 5% al Vescovo diocesano per esigenze locali;
assieme a questa fonte, contribuisce la comunità parrocchiale di appartenenza del sacerdote, e, se necessario, l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (I.C.S.C.).
Infine due ulteriori forme pubbliche di sostegno sono rappresentante, una dalle offerte versate direttamente all’I.C.S.C. che entrano a far parte delle risorse che assicurano ai sacerdoti le remunerazioni mensili, e l’altra dalla quota dell’8 per mille dell’IRPEF attribuita annualmente alla Chiesa Cattolica grazie alla firma dei cittadini e destinata, oltre che alla finalità del Sostentamento del Clero, nella misura in cui le altre forme di sostentamento dei sacerdoti non siano sufficienti, anche alle esigenze di culto della popolazione e alla carità in Italia e nel Terzo Mondo.

Riepilogando, quindi, gli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero sono stati costituiti con i seguenti scopi:
– provvedere, ove occorre, all’integrazione fino al livello fissato dalla Conferenza Episcopale Italiana, della remunerazione spettante al Clero che svolge servizio a favore della Diocesi, per il congruo e dignitoso sostentamento;
– svolgere eventualmente, previa intesa con l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (I.C.S.C.), funzioni assistenziali e previdenziali integrative ed autonome per il Clero;
– svolgere altre funzioni che gli fossero demandate da regolamenti emanati dalla Conferenza Episcopale Italiana.

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